7-Cefalà Diana, Castello Arabo Normanno e Terme Arabe di Chiarastella
Giro in MTB/e-MTB per visitare il Castello dell'Emiro a Misilmeri, il Castelo Beccadelli a Marineo, il Castello Arabo-Normanno e le Terme Arabe di Chiarastella a Cefalà Diana.
Traccia: Google Maps - Wikiloc
Distanza: 50 km
Obiettivo: Castello di Misilmeri - Castello di Marineo - Castello di Cefalà Diana - Terme Arabo Normanne di Cefalà Diana
Bici: MTB/E-Bike con copertoni tacchettati
Comuni Attraversati: Misilmeri - Marineo - Godrano - Bolognetta
Difficoltà: Medio/Alta
Abbigliamento: Tecnico in relazione alla stagione (Sgambato e smanicato in Primavera/Estate ceratina antivento, scaldacollo e manicotti in Autunno/Inverno)
Soste: Marineo (Km 17) - Godrano (Km 24) - Cefalà Diana (Km 30) - Terme Arabo/Normanne (Km 33) - Bolognetta (Km 38) - Misilmeri (Km 45) - CBL (50 km) - Pranzo - Foto Panoramiche
Costo: Ciclo-accompagnatore + Pranzo
Partenza: h. 08:30
Rientro: h. 13:30
Descrizione: La traccia del percorso, prevedendo anche il ritorno a CBL, come del resto tutte le altre ha un disegno ad "aquilone", ovvero presenta un tratto pressochè lineare di A/R collegato ad un tratto circolare ad anello; questt'ultimo è percorribile in entrami i sensi di marcia in relazione alla priorità dei luoghi da visitare. Partendo sempre da CBL si attraversa Misilmeri per risalire verso il bivio di Risalaime (Km 12) sulla SP77 che collega Misilmeri con Bolognetta, passando in sequenza per le contrade Blaschi, Scalandra e quindi Risalaime. In alternativa si può proseguire diritto fino a raggiungere il bivio di Bolognetta al Km 14,5. Quest'ultimo è costituito da una rotatoria a 4 uscite e un sottopasso che collega direttamente lo scorrimento veloce PA-AG (SS121 nota come l'agrigentina) con la SS118 da cui esordisce che conduce a Corleone passando prima per Marineo e poi per Ficuzza. Le 4 uscite del suddetto bivio di Bolognetta sono rappresentate dalla SP77 (proveniente da Misilmeri con decorso pressochè parallelo alla SS121) dalla già citatata SS118 che conduce a Corleone, e dall'uscita per Bolognetta che si trova a pochi metri e infine dall'ingresso/uscita dallo scorrimento veloce PA-AG (SS121). Per una migliore comprensione si può osservare il bivio di Bolognetta (PA) su Goole Maps al seguente il link: https://maps.app.goo.gl/RDkdDairAUXFJcN8A. La scelta di raggiungere o meno il suddeto bivio provenendo da Misilmeri dalla SP77 sarà legato alla nostra decisone sulla direzione di marcia; ovvero attraverseremo Bolognettta se vogliamo prima raggiungere le Terme Arabe di Chiaristella e successiviamente il comune Cefalà Diana, e a seguire i comuni di Godrano e Marineo. Viceversa si può optare per la contrada Risalaime svoltando a destra dall'omonimo bivio sulla SP77 e cosi, senza raggiungere il bivio di Bolognetta, ci proietteremo direttamente a Marineo e successivamente, svoltando a sinistra in salita dalla Via Ettrore Majorana appena all'uscita di Marineo, a Godrano. Raggiunti Godrano si arriva dopo 4 Km in discesa a Cefalà Diana, dove si può fare una breve sosta ristoratrice e visitare così il castello Arabo/Normanno dove si possono fare delle foto suggestive. Successivamente in picchiata una discesa di ulteriori 4 Km ci condurrà finalmente all'ultima tappa del nostro percorso, ovvero alle Terme Arabo/Normanne di Chiaristella. Il mio consiglio, soprattutto nell'ipotesi di una partenza mattutina, è quello di passare prima da Marineo in modo da raggiungere le Terme Arabo/Normanne di Chiarastella nell'orario di apertura al pubblico per la poterle così visitare. Non resta di augurarvi una pedalata all'insegna del divertimento e della cultura.
Alcune foto personali ....
Il castello Arabo-Noramanno di Cefalà Diana
Il Castello di Cefalà si erge su una rupe (657 metri s.l.m.) che domina la valle del corso iniziale del fiume Milicia. Il villaggio settecentesco di Cefalà Diana (dal nome dei fondatori) ha lasciato il castello fuori dal tessuto urbano per svilupparsi a sud-ovest della rupe, dove il terreno è meno ripido. Dalla sua posizione favorevole, il castello sorvegliava una porzione della magna via Panormi, che, transitando nella zona della Cefalà normanna (monte Chiarastella), viene ricordata nel 1121 come viam castelli cognomento Cephalas. Ben visibile dalla fotografia aerea, un'altra via secondaria scende in linea retta dal castello al celebre impianto termale conosciuto come bagni di Cefalà, cui, a partire almeno dal XIV secolo, era annesso un fondaco con la funzione di albergo rurale. Queste notissime terme (sottoposte nel 2000 a scavi archeologici con progetto di allestimento museale), il castello trecentesco (già oggetto di interventi di restauro) nonchè il sito normanno di monte Chiarastella (ancora da scavare) danno al territorio dell'antica baronia di Cefalà un interesse eccezionale sotto il profilo storico, archeologico, monumentale e paesaggistico. Il castello, edificato direttamente sulla roccia, è costituito da una cinta interna che riproduce la configurazione del terreno, delimitando quindi un cortile di pianta triangolare.
L'ingresso al castello avveniva originariamente attraverso una torre, situata a sud, con due vani porta, solo uno dei quali (chiuso da battenti di legno sprangabili mediante una sbarra che scorreva in apposito alloggiamento nello spessore del muro) è giunto fino a oggi. Nel punto più alto del sito sorge la torre mastra di pianta rettangolare (lughezza 12,60 metri, larghezza 8,40 metri ed altezza 20 metri), costruita da tre livelli con una terrazza coronata da merli ghibellini. Originariamente la porta d'ingresso alla torre si apriva nel muro nord del primo piano, a 5 metri di altezza. Vi si accedeva tramite una scala esterna in pietra, ancora in parte visibile. I due locali del pianoterra, in origine senza comunicazione diretta con l'esterno, sono coperti da volte a botte. Una costerna oblunga, scavata nella roccia, occupa la metà ovest dell'ambiente nord del piano terreno ed era alimentata dall'acqua piovana che scendeva dalla terrazza attraverso un tubo in terracotta ancora visibile nell'angolo nord-ovest. La comunicazione tra questo pianoterra ed il primo piano avveniva attraverso la volta dell'ambiente nord, grazie ad una botola oggi murata. (Foto panoramica da Rocca Busambra realizzata da Filippo Barbaria).
Le Terme Arabe di Chiaristella a Cefalà Diana
L’edificio termale di Cefalà Diana sorge ai piedi del Monte Chiarastella, a ridosso di uno sperone di roccia dal quale sgorgava una sorgente di acqua calda (35,8°-38°). Rientra nella tipologia architettonica della ḥamma di ambito islamico (bagno termale che sfruttava il calore naturale dell’acqua e che necessitava solo della presenza di piscine per l’immersione) ed è un momumento unico per tipologia nella storia dell’architettura siciliana e per stato di conservazione. Si presenta come un compatto parallelepipedo caratterizzato sulla sommità dei lati ovest, nord ed est da un’iscrizione in caratteri cufici*, scolpita in blocchetti di calcarenite e dipinta in bianco su fondo rosso, compresa tra cornici leggermente aggettanti decorate con motivi vegetali. I paramenti esterni della struttura sono di pietrame informe di notevole spessore (1,60 m) legato con malta e mostrano caratteristiche costruttive non uniformi: al di sotto della fascia epigrafica, sono provvisti di listature e di cantonali in grossi mattoni; al di sopra, presentano cantonali in blocchi di arenaria.
*Il cufico è uno stile calligrafico della lingua araba, che prende il nome della città irachena di Kùfa dove, secondo la tradizione, sarebbe avvenuta la più antica elaborazione della scrittura araba (che invece sembra sia da riferire all'area higiazena).
L’ingresso principale è posto sul prospetto a nord, mentre due si trovano specularmente al centro dei muri longitudinali e un altro presso l’angolo sud-occidentale. Quest’ultimo e quello del lato est sono stati nel tempo tompagnati e trasformati in finestre. Lo spazio interno dell’edificio è suddiviso in due parti da un muro a tre archi che poggiano su colonnine marmoree sormontate da pulvini e da capitelli di pietra. La zona meridionale comprende un piccolo vano voltato che include la sorgente da cui sgorgava l’acqua calda e una prima vasca; la zona settentrionale, di lunghezza maggiore rispetto alla precedente, include tre vasche rivestite di grossi mattoni. Lo sfruttamento iniziale della sorgente risale alla prima metà del X secolo ed era, forse, finalizzato anche all’irrigazione agricola, ma nessun elemento ad oggi dimostra la presenza di un insediamento stabile nell’area o la creazione di qualche struttura.
Alla seconda metà del X-inizio dell’XI secolo si ascrive la costruzione di una ḥammam con ingresso a SO, di estensione uguale all‘edificio attuale, provvista di copertura e architettonicamente definita nelle sue linee essenziali secondo una concezione e un’organizzazione dei percorsi trasformate nel corso dei secoli seguenti. Pertinente a questo edificio islamico è il vano voltato che ospita la sorgente, mentre l’area meridionale presentava un’unica grande piscina. In periodo normanno il bagno è interessato da una vistosa riconfigurazione ad opera di Ruggero II (1140-1141), alla cui committenza si è risaliti attraverso la lettura dell‘epigrafe che decora l’esterno dell’edificio e il cui inserimento costituisce il segno più evidente dell’intervento di monumentalizzazione della struttura. Punto determinante delle trasformazioni operate dal sovrano normanno è l’apertura di un nuovo imponente ingresso al centro del lato N, fino ad allora non interessato da percorsi di accesso, indicativa di una nuova concezione dello spazio interno dell’edificio secondo un’assialità longitudinale sottolineata dalla costruzione del muro su tre archi.
Diversamente da quanto doveva accadere nel bagno islamico, risulta privilegiata una direzionalità longitudinale cui fanno capo da un lato il portale nord e dall’altro il vano voltato che ospitava la sorgente, preesistenza islamica inglobata in questo nuovo assetto, ma vistosamente schermata dal setto murario a tre archi, perfettamente centrato rispetto al nuovo percorso interno. Anche il sistema di distribuzione dell’acqua addotta da Sud, subisce un netto cambiamento. L’organizzazione generale del sito non presenta comunque soluzioni di continuità tra il periodo islamico e quello normanno. Dopo una fase di lento abbandono durante la seconda metà del XIII secolo, all’inizio del XIV secolo il sito dei Bagni di Cefalà vede una nuova ridefinizione con l’impianto di un fondaco, attestato dai documenti a partire dalla fine del XIV secolo, e di un mulino a ruota orizzonale. La vita del fondaco appare legata, almeno per tutto il XV secolo, alla via publica Panormi e al Castello di Cefalà.
Alla metà del Settecento Niccolò Diana, Barone di Cefalà e fondatore dell’attuale paese di Cefalà Diana, crea l’attuale vasca situata a Sud del muro, divide in tre vasche la precedente unica grande piscina del settore settentrionale, costruisce la volta in calcarenite, probabilmente per il cedimento della precedente volta in mattoni, riorganizza il sistema di captazione, di raccolta e di distribuzione dell’acqua e apre due nuovi ingressi al centro dei lati est ed ovest dell’edificio. Risale all‘Ottocento la più recente fase di ristrutturazione dell’interno del bagno, quando le vasche sono ristrette, rialzate e dotate di vaschette quadrangolari ed è costruito un largo canale che convoglia gran parte dell’acqua dalla sorgente verso la grande vasca di alimentazione del mulino che sorge a nord-est del complesso. L’ attuale sistemazione di entrambe le zone e del sistema di distribuzione delle acque è frutto, pertanto, di una serie di interventi che hanno scandito la lunga storia dell‘edificio e che hanno trasformato l’impianto originario.
(Fonte contenuti parchiarcheologici.regione.sicilia.it)